Una terra millenaria ricca di attrattività, potenzialità ed eccellenze. Dall’imprenditoria alla cultura, dall’informazione all’enogastronomia. È “l’effetto Puglia”, protagonista di un incontro organizzato nella Capitale, venerdì 21 novembre, dal Rotary Club Roma Est, Roma e Roma Sud nella splendida cornice dell’Hotel Westin Excelsior in via Veneto, con la collaborazione di numerosi club pugliesi.
Tante le personalità e istituzioni pugliesi presenti al convegno intervistate dal giornalista, Francesco Giorgino, volto noto del Tg1. Una serata che per i pugliesi ha regalato una punta di orgoglio e ai non pugliesi la voglia di scoprire questa splendida terra.
Una giornata scandita anche da importanti testimonial che si sono alternati sul palco, un vero e proprio concentrato di Puglia. Emozionante l’intervento di Al Bano Carrisi che ha incantato il pubblico intonando a sorpresa “Amara Terra Mia” di Domenico Modugno. Divertente e istrionico Renzo Arbore. Tra gli altri la cantante Erica Mou, Luca Sardella, Nancy dell’Olio e lo scrittore Marcello Veneziani.
Nella sezione “L’Attrattività del Territorio” tra gli ospiti anche Enzo Magistà, direttore responsabile Telenorba SPA che ha spiegato com’è nata, a Conversano, la più importante emittente privata locale d’Italia. Numerose sono state le altre testimonianze di professionisti e imprenditori nella sezione “L’Identità dei Pugliesi” e “L’Innovazione dell’Imprenditoria”.
E se si parla di Puglia non poteva mancare nel salotto di Giorgino un panel sulla “Cultura dell’Enogastronomia” a cui hanno partecipato nomi illustri del settore come Francesco Divella del Gruppo Divella, pasta da sempre associata allo slogan “passione mediterranea” “che anima tutta l’azienda nella scelta delle migliori marche e nella lavorazione delle materie prime”. Divella ha, inoltre, recentemente donato 40 tonnellate di prodotto in beneficenza per i senzatetto della comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi.
Un altro marchio di grande successo il Pastificio Riscossa, rappresentata al convegno da Margherita Mastromauro, direttrice generale dell’azienda con un passato in Confindustria e come parlamentare. Mastromauro ha ricordato come la burocrazia, spesso, ostacoli l’impresa che deve fare i conti con molte, troppe difficoltà. “Basti pensare che per un investimento che inaugureremo a fine dicembre e che ha richiesto soli sei mesi per la realizzazione non sono sufficienti quattro anni per esaurire i procedimenti autorizzativi – ha detto Mastromauro – Manca ancora l’ultimo passaggio che richiederà un altro paio di anni. Già questo ci fa capire come nel nostro Paese fare impresa e fare sviluppo diventi complicato. Anche il costo del lavoro e la pressione fiscale penalizzano il reddito dell’impresa e dei lavoratori”.
Un altro grande elemento identitario della regione, il vino. “I vini pugliesi hanno ancora una lunga strada da percorrere – ha dichiarato Piernicola Leone de Castris, ad dell’Azienda Vitivinicola Leone de Castris, una delle più antiche in Puglia che ha il suo cuore pulsante a Salice Salentino – Forse i vini pugliesi sono maggiormente presenti sul mercato straniero. Dobbiamo quindi lavorare con tutte le realtà e le istituzioni per identificare il vino pugliese come un vino buono e con un ottimo rapporto prezzo-qualità”. Sono sempre di più le aziende che associano la produzione a una spendibilità turistica e culturale con spazi comuni di fruizione. “Stiamo investendo anche nel settore turistico – ha annunciato De Castris – L’anno prossimo apriremo una struttura alberghiera confinante con la cantina. Cinque anni fa abbiamo creato un museo con la nostra storia. Molta gente non viene più in Puglia solo per il mare o per i monumenti ma vogliono conoscere le caratteristiche peculiari del territorio e i vitigni, come quelli di Negroamaro e Primitivo, Nero d’Avola”.
Accanto a De Castris, un grande enologo, Angelo Maci, presidente delle Cantine Due Palme a Cellino San Marco, una realtà nata 25 anni fa che conta oggi cinque cantine di proprietà, 1200 soci, 2500 ettari di vigne e 30 milioni di fatturato.
Un altro elemento dell’enogastronomia pugliese, l’industria casearia, rappresentata sul palco da Luca Sanguedolce, ad della Sanguedolce Arte Casearia di Andria. Dal 1900 l’azienda lavora prodotti di qualità, mozzarelle, formaggi e burrate, un’altra grande espressione identitaria della regione. “Il consumatore oggi è più attento – ha ammesso Sanguedolce – e si accorge della differenza tra un prodotto scadente e uno di qualità”.
La carne è un altro elemento che appartiene a un mondo estremamente controllato e che coinvolge un’altra tipologia di impresa del territorio, quella dei produttori locali. “La nostra è un’azienda storica – spiega Giuseppe Siciliani della Siciliani Carni – Oggi le nostre aziende devono avere una filiera così abbiamo realizzato in Puglia 14 aziende agricole che oggi allevano carne bovina. Garantiamo la qualità della carne, che sia sana e abbia una tracciabilità”. L’azienda Siciliani Carne è in testa, in Italia, per il comparto ovino, mentre è leader per le carni bovine e suine nel Centro e Sud Italia.
Carni, formaggi, pasta. Ingredienti che non mancano mai sulle tavole dei pugliesi. Sul palco, a ricordare la genuinità dei prodotti della terra, due chef simboli della cucina tradizionale, noti in tutta Italia. Quegli ingredienti li portano in tavola rendendo, grazie alla loro creatività, un’arte la cultura dell’enogastronomia. Ed entrambi parlano la stessa lingua, quella dell’orto.
“Oltre vent’anni fa ho avuto l’intuizione di tornare indietro, alla terra, e comunicare quello che sono, far provare alla mia tavola la Puglia vera, senza tanti fronzoli – ha detto Pietro Zito, chef del ristorante Antichi Sapori a Montegrosso (Andria) – Il mio primo cliente fu il conte Spagnoletti Zeuli. Era il mio primo giorno di lavoro. Disponevo di piatti un po’ tecnici e lui mi chiese che altro avevo. In quel momento ho pensato a un piatto banale, le orecchiette con rucola. Un’avventura che iniziò bene”.
Un’esatta riproduzione del ristorante “Antichi Sapori” è sorta addirittura nel centro di Tokyo. Dal pavimento agli arredi e soprattutto alla cucina verace di Zito riproposta da uno chef giapponese che ha vinto un concorso di cucina italiana. La famiglia Miki durante un viaggio nel Sud Italia fece tappa anche a Montegrosso dove visitò Zito. E decise così di internazionalizzare la cucina semplice e tradizionale di uno degli chef pugliesi più famosi.
Ma anche Peppe Zullo, chef di Villa Jamele e Nuova Sala Paradiso, con il suo orto non scherza, meta di gruppi, turisti, curiosi e studenti anche dall’estero. Non a caso, all’Expo 2015, Zullo sarà uno dei testimonial per la Puglia. Uno chef formidabile che da Orsara ha saputo portare i sapori pugliesi in giro per il mondo, anche oltreoceano. A maggio Zullo è stato, infatti, ospite del George Brown College di Toronto, in Canada, dove ha portato un progetto che sposa da tempo e il cui slogan è “Simple food for intelligent people”. Uno dei piatti che in quei giorni torontini ha avuto più successo è stato la purea di fave bianche di Carpino, olio extravergine d’oliva e cicorielle.
“La Puglia è una terra di grandi eccellenze, soprattutto per quanto riguarda le materie prime, quelle dell’orto, un patrimonio che dovremmo raccogliere di più. Tutto questo è già una conquista – ha sottolineato lo “chef contadino” – In Puglia abbiamo bisogno di poco per far capire che la nostra è una buona cucina perché sono le nostre materie prime che sono grandi. Abbiamo la fortuna di produrre qualità”. Il marasciuolo, per esempio, ricorre spesso nei piatti di Zullo. “Si tratta di una delle nostre tante erbe spontanee. I contadini la odiano perché è una pianta infestante, un broccolo selvatico. Mangiandola si sente il sapore di aglio, addirittura il piccante. Ad alcuni studenti giapponesi ricorda il wasabi. Ecco. Sono questi gli elementi che fanno grande la nostra cucina – ha concluso Zullo – e sicuramente conquisteranno gli ospiti di Expo 2015”.
Un incontro importante, quello del Rotary, che in poche ore ha racchiuso il meglio dell’imprenditoria pugliese, di coloro che con il proprio ruolo, il proprio lavoro e tanti sacrifici rendono grande questa regione contribuendo alla sua crescita, anche e soprattutto al di fuori dei confini regionali.