È il trullo più antico conosciuto nella Murgia. A Locorotondo, tra i boschi di fragno, c’è il trullo Marziolla, che custodisce una storia non ancora svelata.
Il Gal della Valle d’Itria ha organizzato una visita, nell’ambito di EPULIA (Enjoy Puglia using Ubiquitous technology in Landscape Interactive Adventures), un progetto che mira a sviluppare una piattaforma di applicazioni tecnologiche attraverso la quale chiunque potrà fruire del territorio in modalità interattiva, multimediale e mobile. L’applicazione sarà fruibile da cellulari e tablet.
Al trullo Marziolla, nel suo scenario incantato, tra uliveti e vigneti, si sono incrociate tante vite. Una parte, la conserva nella memoria la giovane proprietaria, che l’ha ereditata da una zia. “Andavo spesso con i miei nonni fino a quando l’hanno coltivato, mi ricordo che piantavano il grano – racconta Angela Zigrino, la proprietaria del trullo – Ho vissuto la loro vita contadina. E la sua storia mi ha sempre incuriosito. Mia nonna mi raccontava spesso leggende legate a questo trullo, un po’ per farmi incuriosire, un po’ per farmi stare buona…”, scherza Angela.
Costruito a secco con pietre frastagliate, 5 metri d’altezza, sembra che risalga al ‘500 ma anche questo è ancora un mistero. La sua pianta circolare è avvolta da un ulteriore perimetro esterno fatto da un accumulo di pietre. Molto probabilmente i contadini nel corso dei secoli hanno addossato alla parete circolare del trullo il materiale lapideo di scarto dei campi vicini dato che il suolo del trullo non si prestava a nessun tipo di coltivazioni. Sembra che questo enorme accumulo di pietre sia antecedente al 1800. “Non conosciamo la data precisa, la terza cifra non è leggibile – precisa Angela – Un epigrafista se ne sta occupando. Per ora possiamo solo fare ipotesi”.
All’interno del trullo si trova una mangiatoia e quattro nicchie usate come piani di appoggio. Sulla muratura sei fori ortogonali che fanno pensare alla disposizione di un tavolato fra la base e la cupola. Il trullo era usato come ambiente comune dai contadini che coltivavano i vigneti della zona. Vicino al trullo, infatti, c’è un palmento all’aperto su un lastricato naturale di pietra.
“Ho intenzione di organizzare in futuro delle visite guidate – conclude Angela – non solo per quanto riguarda l’architettura che è parte predominante del trullo ma anche per legare al trullo la cultura contadina del posto”.