SOS dalla Puglia, dove l’83% dei ristoratori teme che non ci saranno clienti a sufficienza per reggere i costi alla riapertura dei ristoranti prevista dal Governo per l’1 giugno. Con lo scopo di proporre soluzioni, il direttore del Consorzio “La Puglia è Servita” Vittoria Cisonno ha realizzato un sondaggio rivolto ai 70 associati.
“In Puglia è emerso un mondo della ristorazione spaccato, ma tutti sono d’accordo su un punto: subiranno molti danni per il taglio dei posti a sedere. I ristoratori del nostro Consorzio – fa notare il direttore Vittoria Cisonno – basano la loro attività sul convivio, che va ben oltre del semplice cibo”.
Per il 45,8% ci vorrebbe un piano per riaprire il prossimo anno, con fondi pubblici. Ma c’è un 41, 7% più ottimista che ha voglia di verificare se si può ripartire.
E il distanziamento sociale? In Puglia il 29,2 % ha già procurato i DIP e sta formando lo staff. Uno su otto subirà un danno sostenibile per la riduzione dei posti a sedere (12,5%), ed 1 su 5 non potrà applicare il distanziamento.
I ristoratori pugliesi cosa chiedono al Governo? “Il 20,8% indica, come unica possibilità, la cassa integrazione fino a fine anno”, sottolinea Beppe Schino, presidente del Consorzio la Puglia è Servita. C’è una bella differenza con quanto, in queste ore, secondo le prime indiscrezioni il Governo vorrebbe fare: cassa integrazione solo fino ad ottobre. Ma con una magra stagione estiva, come potranno sopravvivere le aziende della ristorazione e del turismo enogastronomico? Inoltre, il 37,5% chiede l’accesso rapido a strumenti di liquidità finanziaria ed il 29.2% la cancellazione di imposte e tasse per tutto il 2020.