Dalla coltura della terra alla cultura del pane, passando per la scelta delle sementi di grano, le tecniche di molitura, la selezione delle farine e delle modalità di impasto, lievito, cottura e conservazione. Ovvero il pane buono, laico, salutare e quotidiano in undici gesti, quelli scanditi nel Manifesto futurista del pane di cui si tornerà a discutere il 15 e 16 giugno 2019 a San Marco in Lamis e Rignano Garganico (Foggia) per la terza edizione di Grani Futuri, l’evento che riunisce sotto le stesse insegne il Movimento internazionale del pane.
“Di pane e di terra” è il tema dell’edizione 2019. Il pane, dunque, come tratto d’unione e trattato di pace, simbolo della “riuscita alleanza tra energie di natura e braccia umane”, da lasciare in consegna alle generazioni future. È il senso della réunion convocata sui monti del Gargano nella stagione della raccolta del grano con l’intento di valorizzare la cultura della terra e del pane, attraverso la diffusione di buone pratiche nell’intero ciclo produttivo enucleate nel Manifesto.
Al Panenutrice sarà invece dedicata la cena conclusiva della due giorni, apparecchiata a Masseria Paglicci la sera del 16 giugno dai grandi cuochi che aderiscono al movimento. Il ricavato sarà destinato alla creazione di laboratori del pane per i piccoli pazienti del reparto di Oncologia pediatrica della Casa sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Perché è dimostrato che mettere le mani in pasta è un “atto magico” che fa lievitare l’umore e allena ad avere cura, dell’impasto e di sé.
“Panenutrice, un lemma di nuovo conio che speriamo entri nel linguaggio comune come la riscrittura dei modi di coltivazione del grano, della panificazione e del consumo del pane”, spiega l’ideatore e promotore di Grani Futuri Antonio Cera, economista e panificatore, “ovvero una parola che unisce in sé gli archetipi maschile e femmineo, immagine e simbolo di un ciclo vitale che parte dalla terra e feconda e innesca la vita, lievita ed evolve in un inconscio collettivo che va ben oltre l’individualità dell’agricoltore, del fornaio, del consumatore”.
L’evento aperto al pubblico si svolge in due tempi. Il primo (15 giugno) nel piccolo comune di San Marco in Lamis, terra di pane e di acqua per naturale vocazione: nelle architetture originarie ciascuna delle abitazioni del centro storico era dotata di pozzo, molte lo sono ancora. Altissima era la densità dei mulini e fino agli anni ’50 contava ventidue forni comuni, un autentico primato. È qui che cuochi e panettieri in arrivo da tutt’Italia – ma anche dall’Olanda, dall’India e dall’America – invaderanno le strade del centro storico lavorando fianco a fianco per elaborare ricette a base di pane, con l’intento di restituire una centralità all’alimento-emblema di ogni nutrimento. La seconda giornata si svolgerà a Masseria Paglicci (16 giugno), a Rignano Garganico, straordinario esempio di architettura rurale dove dimora una delle ultime mandrie di mucche podoliche custodite dall’allevatore Giuseppe Bramante.
La due giorni prevede un programma denso di dibattiti, confronti fra cuochi e fornai sul pane e la panificazione, degustazioni di pane e piatti a base di pane, ma anche esplorazione dei luoghi intorno a San Marco come antichi mulini e masserie, passeggiate nordic walking e déjeuner sur l’herbe. Ma soprattutto indagine antropologica fra le pieghe delle attività volutamente concepite in una formula pop, con l’intento di trasmettere la cultura del pane buono come fatto consueto e quotidiano, privato e comunitario insieme.