Giuseppe “Peppino” Ceci era sempre lì. Con qualche acciacco, sì, ma a 88 anni servire ai tavoli non è proprio cosa da tutti. Faceva gli onori di casa, accoglieva i suoi clienti, con simpatia e il suo inconfondibile dialetto martinese. Le orecchiette fatte a mano e le brasciole preparate dalla moglie in cucina, un camino acceso nei mesi più freddi e il calore delle sale nei trulli della sua “Trattoria delle ruote” hanno coccolato intere generazioni di pugliesi e migliaia di turisti.
Peppino stava spesso seduto nel suo “museo”. Mostrava con un certo orgoglio il suo “triccheballacche” (uno strumento musicale tipico del Sud Italia), la sua collezione di calzature (in passato è stato anche calzolaio), le campane appese, le ruote. Non cianfrusaglie. Ma tanti, tantissimi frammenti di vita vissuta.
Canuto, alto, dalla corporatura esile, leggermente curvo. A passi piccoli, svelti e silenziosi portava in tavola i sapori della Puglia. Bastava chiacchierare un po’ con lui per capire con quanta passione e sacrifici ha portato avanti la sua trattoria, tutta a conduzione familiare, immersa nel verde della campagna a pochi chilometri da Martina Franca (Taranto). Da qualche anno i figli Angelo e Giovanni hanno preso in mano il locale, che gestiscono nel pieno rispetto della tradizione.
Ora la Valle d’Itria piange un personaggio della ristorazione, un’icona della tradizione, un “nonno” per i clienti di sempre.