Bruno Vespa presenta Cellino 900, la storia raccontata da Al Bano, Angelo Maci e Damiano Reale
Il secondo 900, il biennio rosso, le lotte agrarie e l’identità contadina nel libro di Pietro Caprioli
(giovedì 16 febbraio ore 16,30 – Sala Selvarossa Cellino san Marco)
Quanto conta la memoria di un popolo nella costruzione di una storia?
È l’interrogativo da cui parte l’idea di scrivere un libro e di farlo, poi, raccontare da chi quella storia l’ha vissuta, l’ha vista con i propri occhi, e oggi può raccontarla.
Il libro è Cellino 900, scritto da Pietro Caprioli, un professore con la passione per la storia del suo paese. I protagonisti sono alcuni dei figli più noti di questa piccola comunità di non più di 6mila anime: Al Bano Carrisi e Angelo Maci ai quali si affiancherà Damiano Reale.
In soli 37 chilometri quadrati, in un piccolo comune in cui non c’è neanche il cinema, ecco che la percentuale di notorietà è decisamente esponenziale rispetto all’offerta proposta negli ultimi cinquant’anni. C’è Al Bano, che è tra gli interpreti più autorevoli della musica italiana nel mondo c’è Angelo Maci, che ha fatto conoscere il vino del Salento in ogni angolo del pianeta e che con Al Bano è stato nominato ambasciatore del Negroamaro nel mondo dall’associazione Città del Vino; c’è Damiano Reale, la cui famiglia, con i suoi 600 ettari, da generazioni, è stata protagonista già dai primi del ‘900 della costruzione dell’identità vitivinicola di Cellino e dintorni. Insomma tre uomini con le proprie vicende personali che, accanto alla memoria recuperata attraverso il libro scritto da Pietro Caprioli, costituiscono un pezzo importantissimo della storia contadina di questa parte di Salento.
Per la serata, dopo il benvenuto a cura di Assunta De Cillis, direttore generale di Due Palme, un mattatore d’eccezione, il giornalista Bruno Vespa che, partendo dal libro del professor Caprioli, che commenterà con l’ausilio di Sergio Pede, medico cardiologo e profondo conoscitore di Cellino san Marco e del professor Franco Fanciullo, docente all’Università di Pisa e cellinese doc, potrà ricostruire le vicende a volte tumultuose di una Cellino che ha vissuto un biennio rosso, che è stata protagonista delle rivolte agrarie, che ha vissuto il sangue dei conflitti, ma che ha sempre mantenuto salda la sua identità contadina. Già, perché se nelle vicine Taranto e Brindisi cambiava il paradigma economico lasciando spazio all’industria pesante, Cellino rimaneva ancorata ai suoi valori contadini rafforzando la sua identità. Negli anni ’70 Al Bano Carrisi fonda l’omonima azienda vinicola; sempre in quel momento storico e a quasi due secoli di distanza dalla nascita della cantina Li Veli, voluta nell’800 dal grande statista Antonio De Viti De Marco, un gruppo di imprenditori illuminati, ovvero il gruppo Avignonesi per il 65%, la famiglia Guercia Sammarco per il 10% e Assunta De Cillis e Angelo Maci per il 25%, decide di costituire Masseria Li Veli spa riportando alla luce un pezzo di storia, ristrutturando quella storica masseria-cantina per produrre vini di altissima qualità.
Sempre in quegli inizi degli anni ’70 Angelo Maci, la terza generazione di una famiglia di vignaioli, ristruttura l’antica cantina del nonno per poi nel 1989 trasformare la sua ditta individuale, Vinicola San Marco di Angelo Maci, in Cantine due Palme, società cooperativa agricola, che oggi a distanza di 27 anni è la più importante cooperativa del centro Sud.
Movimenti politici e sociali che hanno condizionato il presente e che saranno il filo conduttore di una serata in cui saranno riannodati i fili della memoria.
L’appuntamento è per giovedì 16 febbraio alle 16,30 nella Sala Selvarossa di Cantine due Palme.