Ciccecuotte, cicci cotti.
Cicc cutt in dialetto lucerino.
Colva.
U grn cutt in dialetto foggiano.
In ogni zona ha un nome diverso.
È il “grano dei morti”, un particolarissimo dolce che si prepara nel foggiano per la commemorazione dei defunti.
Il grano 🌾 è simbolo di rinascita.
In ogni seme c’è la vita. L’auspicio di un raccolto abbondante.
La ricetta ce l’ha fatta conoscere Peppe Zullo qualche anno fa. Un tripudio di sapori della terra pugliese.
Oltre al grano (messo in ammollo durante la notte e poi fatto bollire per un’ora, una volta cotto lasciatelo raffreddare con la sua acqua, scolatelo e sciacquatelo) ho messo:
•melagrana (un portafortuna, fin dall’antichità simbolo di fertilità, abbondanza e longevità)
•frutta secca (noci ma vanno bene anche mandorle o quello che più vi piace)
•frutta candita (arancia e lime in mancanza del cedro)
•zucchero
•cannella
•scaglie di cioccolato
Per le dosi io sono andata a occhio. Per 2-3 persone 250 gr di grano sono più che sufficienti.
Una volta pronto si inonda di vincotto di fichi (non prima perché indurirebbe il grano).
A seconda della zona c’è chi aggiunge anche uva sultanina e fichi secchi spezzettati.
Sono tantissime le storie e le leggende legate al grano dei morti.
Di origini pare greco-ortodossa, il piatto probabilmente ricorda l’avvelenamento del grano dei cristiani fatto da Giuliano l’Apostata. Chi si salvò mangiò grano bollito per 40 giorni. In epoche successive, con l’aggiunta di altri ingredienti, il grano cotto veniva preparato dalle famiglie e distribuito ai bambini per la vigilia di Ognissanti. In altre zone la tradizione vuole che si apparecchi la tavola per i defunti ai quali si lasciano anche i ciceccuòtte (il grano una volta bollito assomiglia ai ceci cotti) in cambio di un aiutino per vigilare sulla semina durante il gelido inverno.
Una leggenda vuole che nel corso di una carestia che stava decimando la popolazione, il 13 dicembre, arrivò una nave piena di grano che fu distribuito alla gente. Tanta era la fame che il popolo non perse tempo a macinare il grano per preparare il pane ma lo bolliva a chicchi e, nel momento in cui era cotto, i cucinieri al grido di “cucìa!” (cotto!), richiamavano le persone vicino ai grandi pentoloni per poi distribuirlo a tutti.