Nelle nostra rubrica Le sfide del vino pugliese è la volta di Gianni Marsella, titolare del ristorante La Cuccagna di Crispiano (Taranto) e sommelier Fisar. Abbiamo raccolto le sue riflessioni e il suo punto di vista sul mondo enologico pugliese.
Come va il consumo dei vini pugliesi nel tuo ristorante? Sono più i pugliesi o i turisti a ordinare vino pugliese?
“Nel mio ristorante si consumano ovviamente prevalentemente vini pugliesi. Questi li ordinano sia i pugliesi che ormai cominciano a conoscere le etichette più famose e comunque la qualità diffusa che ormai il vino pugliese ha raggiunto, ma anche e soprattutto i turisti che ovviamente abbinano alla nostra cucina tipica, un vino assolutamente del territorio”.
Se un cliente si mette totalmente nelle tue mani, su quale tipo di vino pugliese lo indirizzeresti? E perché?
“La maggior parte dei clienti si mette nelle mie mani. Ovviamente chiedono consigli su un vino che possa abbinarsi bene ai piatti che hanno scelto, assecondando quelli che sono comunque i loro gusti personali. Per intenderci in estate consiglio quasi esclusivamente vini freschi. Bianchi e rosati che ben si sposano comunque con la nostra cucina. E quindi rosati di negroamaro e di primitivo ma anche qualche novità con quelli di susumaniello o di nero di troia sempre molto buoni. In inverno si va prevalentemente sui rossi, ma il cliente si è allontanato dal vino ipercorposo, iperconcentrato. Chiede vini più leggeri, più esili, da bere con più facilità e piacevolezza. Io normalmente indirizzo molti verso il negroamaro che è sicuramente un vino più morbido e versatile dei più corposi primitivi. Mi piacciono molto però anche i primitivi di Gioia del Colle rispetto a quelli più muscolosi di Manduria”.
Secondo te su cosa deve puntare il vino pugliese per consolidarsi e migliorarsi sul mercato internazionale? Voi ristoratori come potete dare una mano?
“Il vino pugliese è sulla buona strada. La qualità è di molto migliorata, bisognerebbe migliorare la comunicazione e per imporsi sul mercato internazionale potrebbe anche andare bene così. Diverso è il mercato locale. Attualmente ci sono troppi vini, tutti molto uguali tra di loro, si inseguono cliché da vini da concorso, inseguendo le grandi aziende pugliesi che hanno avuto successo, ma spesso anche le piccole aziende cadono nella più scontata omologazione. Molte aziende – e mi riferisco alle più piccole – dovrebbero evitare di seguire gli standard imposti dal mercato e proporre vini più schietti, sinceri, naturali. Insomma più espressione del territorio”.