“Le sfide del vino pugliese: intervista con…”. Parte oggi una nuova rubrica su Puglia Mon Amour, un viaggio iniziato con un articolo pubblicato sul settimanale Fax in occasione della Fiera del Levante 2015 in cui abbiamo intervistato alcuni dei protagonisti dell’enologia pugliese – dai produttori e sommelier ai ristoratori ed enotecari – con l’intento di conoscere e approfondire il loro punto di vista in particolare su quelle che sono ancora le sfide che questo settore deve superare per crescere e farsi apprezzare nel resto d’Italia e all’estero.
E allora partiamo con un produttore, Renata Garofano, sommelier Ais, Donna del Vino e membro dell’Agivi, l’Associazione dei Giovani Imprenditori Vitivinicoli, titolare insieme al fratello Stefano di una cantina storica a Copertino, quella fondata dal padre Severino Garofano, noto enologo che trasferitosi dall’Irpinia al Salento s’innamorò di questa terra scrivendo con il suo lavoro una pagina importante della storia della vitivinicoltura del Sud. Non servono presentazioni per i loro vini, Girofle, Eloquenzia e Le Braci solo per citarne alcuni.
Renata, un bilancio sull’annata 2014 e previsioni per il 2015.
“Un bilancio su un’annata ancora in corso non è facile, così come la previsione di una futura. Certamente se analizziamo la tipologia vino rosato da Negroamaro, già sulla tavola del consumatore da molti mesi ormai, si può essere ben soddisfatti. La buona maturazione delle uve ha portato ad avere dei vini equilibrati nell’acidità, freschezza e nelle note piacevolmente fruttate. Per i rossi ancora in affinamento l’evoluzione fa ben sperare che l’annata 2014 sarà una di quelle da ricordare felicemente. Per l’annata 2015 bisogna aspettare. Certamente l’estate calda avrà contribuito a sviluppare una serie di componenti chimico-fisiche e organolettiche di buona complessità, da valutare nel tempo, che ci auguriamo saranno positivamente sorprendenti”.
Quali sono le sfide che incontra il vino pugliese? Come si possono superare?
“C’è ancora tanta strada da fare, tante sfide da affrontare. Oggi raccogliamo certamente i frutti dei tanti sacrifici dei nostri genitori, dei nostri nonni, che hanno contribuito a un cambiamento importante per la nostra vitivinicoltura. Avevano la capacità di credere fortemente nella propria terra e non arrendersi mai, guardare avanti e perseguire un obiettivo con tenacia e parsimonia. Oggi si è alla ricerca del successo immediato, si cresce in qualità ma si dà molta più importanza all’immagine che alla sostanza. Si investe tanto in comunicazione ma non sempre si è pronti a farla nel modo giusto. La sfida quotidiana per chi produce e deve poi vendere sui mercati è far capire il vero valore di un vino, che non è un semplice numero in cifre che quantifica una spesa, ma molto di più. In una bottiglia di vino c’è una filosofia e un modo unico di interpretare un territorio e il suo vitigno, un lungo lavoro di approfondimento e valorizzazione delle sue caratteristiche tipiche e potenziali. C’è una storia semplice di chi dedica ogni attenzione alla sua vigna, chi cerca di far esprimere al meglio la personalità delle sue uve e affina i suoi vini con l’intento di poter regalare un piacere antico che allieta le tavole di mezzo mondo da millenni”.
Voi produttori cosa pensate dell’innovazione? E quali possono essere gli stimoli necessari perché il vino pugliese possa finalmente imporsi sul mercato nazionale ed estero?
“Innovare per me è coltivare una tradizione senza stravolgerla ma farne tesoro apportando semplicemente delle novità, guardare sempre a quello che è stato per poter fare con più slancio e creatività. L’innovazione nel vigneto e in cantina è necessaria per produrre vini sempre più di qualità, non si può rimanere indietro rispetto ad un mondo che si evolve in tecnologie, nel rispetto sempre delle buone e consolidate pratiche di produzione. È tutto un equilibrio. Il vino pugliese è riuscito a riscattarsi dagli errori del passato ma deve ancora trovare una sua identità forte e duratura. Il vino non è una moda e noi non dobbiamo sopravvivere nel mercato ma diventare operatori attivi e consapevoli del potenziale che abbiamo. Gli stimoli dobbiamo crearli noi che produciamo prima di tutto, essere propositivi ma anche reattivi ai cambiamenti. Per imporsi sui mercati, non solo nazionali ma anche all’estero, occorre lealtà e pazienza, voglia e capacità di comunicare quello che siamo e facciamo senza troppe strategie. Abbiamo il dovere e soprattutto il piacere di condividere con un vasto ed eterogeneo pubblico la cultura del vino e del buon bere, una gran bella fortuna direi, e il vino pugliese ha ancora tanto da esprimere e raccontare. Sarebbe, inoltre, auspicabile quello spirito di gruppo di cui tutti parlano ma che nella pratica ancora è difficile realizzare pienamente”.
Qui la storia della cantina della famiglia Garofano.
Qui l’articolo pubblicato sul settimanale Fax in occasione della Fiera del Levante: