Meraviglioso. Non poteva concludersi con un omaggio a Domenico Modugno, “Un libro prima di cena” al Seminario di Conversano.
Mariablu Scaringella e Rosalia Chiarappa hanno coinvolto i presenti dando voce e vita al libro di Fulvio Frezza che con passione e trasporto ha reinterpretato le parole scritte conducendo il pubblico in un’atmosfera magica in un luogo incantato e incantevole reso ancor più fiabesco dalle lucine delle luminarie a forma di stella appoggiate agli spessi muri e della scala che conduce idealmente in cima al maestoso albero al centro del giardino.
Una serata organizzata dall’associazione MadeInBlu e dal blog di viaggi Città Meridiane che ha chiuso la rassegna di libri e autori protagonisti al centro di un giardino in cui il tempo sembrava essersi fermato.
Il testo si snoda lungo un percorso di dodici canzoni, quelle che hanno scandito i tempi diversi dell’esistenza reale di Modugno, quelle che Frezza ha eletto a sue “circostanze date” e nelle quali si è calato, divenendo così protagonista di una possibile vita interiore immaginaria del grande cantautore pugliese. Dall’infanzia in Puglia al successo nei teatri di tutto il mondo, e nel mezzo il desiderio più forte di ogni altro di riuscire ad emergere nel mondo della musica e dello spettacolo dopo gli anni della seconda guerra mondiale. Nei dodici racconti dedicati ad altrettanti brani di Domenico Modugno, l’autore fa parlare il protagonista in prima persona, intervallando le sue parole con i versi della canzone oggetto del racconto. Si comincia proprio con il brano che dà il titolo al libro, Meraviglioso, riletta alla luce dell’ictus che colpì il cantautore il 12 giugno 1984: «proprio io, che avevo scritto come perfino il dolore può apparire meraviglioso, mi sono ritrovato a pensare tante volte che per me era arrivato il momento di andare incontro all’acqua scura, di morire».
“La Puglia è la vita mia, nelle mie vene scorre sangue pugliese – ha detto Frezza parlando del suo libro – Ho cominciato a cantare scrivendo canzoni in dialetto di San Pietro Vernotico, la città dove vivevo da quando avevo sette anni. Sono nato a Polignano a mare, una città aggrappata agli scogli, dove l’odore del mare ti avvolge e ti costringe a cercarlo, correndo tra i vicoli, che sono un labirinto, lasciandoti guidare dal suono delle onde, fino ad affacciarti a guardarlo dall’alto di uno strapiombo. E quell’odore, quel sapore, me li sono portati sempre dentro”.