«Non vado a Expo perché c’è McDonald’s». In comune hanno solo una “M”. Da un lato quella gigantesca gialla, icona sinonimo di capitalismo e di proliferazione diffusa della cultura americana che sovrasta in questi giorni le strade milanesi a indicare, quasi come una stella cometa, il luogo dove il primo maggio aprirà i cancelli Expo. Dall’altro, quella dello chef Mangano, di Casa Li Jalantuumene, ristorante nel cuore di Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia.
A neanche un mese dall’inaugurazione della fiera milanese il clima è a dir poco infuocato. La notizia della presenza delle due multinazionali McDonald’s e Coca Cola, simboli universali del junk e fast food scelti come main sponsor della manifestazione che ha come slogan “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, non è stata presa molto bene dagli amanti del mangiar sano. C’è il legittimo diritto delle aziende di promuovere i propri prodotti, sì, ma c’è anche la grande responsabilità di educatori, famiglie in primis, enti e ristoratori di proporre e insegnare un’alimentazione sana e corretta.
In Puglia sono sei gli chef scelti dal patron di Eataly Oscar Farinetti che si alterneranno a Expo portando la loro cucina e le loro specialità. Si comincia a maggio con Peppe Zullo, lo chef contadino di Orsara di Puglia, per proseguire con Nazario Biscotti (Antiche Sere, Lesina) a giugno, Antonio Scalera (La Bul, Bari) nel mese di luglio, Vincenzo Elia (Tenuta Moreno, Mesagne, BR) ad agosto, Stefano D’Onghia (Le Botteghe Antiche, Putignano, BA) a settembre. Concluderà a ottobre Ippazio Turco (Ristorante Lemì, Tricase, LE).
Ma Gegè Mangano non ci sta: «La nostra dieta mediterranea è patrimonio Unesco. Expo che dovrebbe anche far conoscere il cibo italiano nel mondo, non può accettare di avere McDonald’s tra gli sponsor». In una società, tra l’altro, in cui l’obesità dilaga. Secondo i dati del Ministero della Salute il numero delle persone obese è addirittura raddoppiato rispetto agli anni Ottanta. Ma è lo stesso Farinetti che si mostra favorevole al sodalizio. «Essere contrari alla presenza di McDonald’s e Coca Cola è una stupidaggine enorme – dice – Il tema di Expo è nutrire ed è universale. Semmai dobbiamo parlare del perché nel mondo c’è ancora un 20 per cento di malnutriti. Quelli di McDonald’s li ho incontrati, e abbiamo parlato di prodotto sano e pulito. Intanto danno lavoro a tante persone».
La sfida è ora a colpi di panini, due campioni del cibo di strada. A cheeseburger e Big Mac lo chef Mangano nel suo menu risponde con “Il Panino del Muratore” come tradizione comanda. La forma è la stessa ma mai farsi ingannare dalle apparenze. All’hamburger, simbolo dell’invasione di massa statunitense, si contrappone un panino dall’origine prettamente contadina, quella più povera. Quella più verace.
Gegè racconta allora di come una volta il pane raffermo veniva fatto friggere con l’uovo per renderlo più morbido, quindi farcito e portato al lavoro. Lo chef decide così di riproporre ai suoi clienti il “panino del muratore” accompagnato da cicorielle di campo e pomodori “semi-dry”. Una provocazione sì, ma anche un invito a riflettere su quello che le nostre tradizioni e la cucina italiana offrono quotidianamente. Una presa di coscienza su quella che è la dieta mediterranea, riconosciuta patrimonio Unesco. È davvero l’ennesima sconfitta di un Paese che davanti al denaro rinuncia alle sue buone intenzioni? Chissà, invece, che Expo non aiuti a ricordare ai visitatori di tutto il mondo l’unicità delle eccellenze italiane.