Produzione in calo e rischio contraffazioni sempre in agguato. Quello che emerge sul mondo olivicolo italiano e, in particolare quello pugliese, è un quadro poco rassicurante. Secondo l’Uniprol, consorzio olivicolo italiano, le previsioni non sono rosee. Un allarme di cui si è discusso, dati alla mano, durante un corso di aggiornamento professionale per giornalisti dal titolo “Alimentazione e deontologia: il caso dell’olio extra vergine di oliva tracciato italiano”, organizzato dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, dall’Odg Puglia, dall’Assostampa di Puglia e Basilicata con la collaborazione dell’Agap, l’associazione dei giornalisti agricoli di Puglia aderente alla Federazione nazionale della stampa italiana. La prima tappa, a Bari.
I sistemi di tracciabilità del prodotto, il mercato mondiale di olio di oliva e gli strumenti di contrasto delle frodi nel settore oleario sono stati solo alcuni dei temi affrontati durante il corso. Obiettivo del corso, oltre alla formazione continuativa obbligatoria per legge per tutti i giornalisti, agevolare il compito degli operatori dell’informazione nell’educare a un consumo consapevole del prodotto simbolo del made in Italy agroalimentare nel mondo.
Il corso, introdotto dal presidente dell’Odg Puglia Valentino Losito, rientra tra le attività di promozione del progetto europeo di Unaprol sulla tracciabilità dell’olio extra vergine di oliva e vuole essere un riconoscimento all’olivicoltura pugliese prima in Italia per produzione di olio extra vergine di alta qualità.
Ad aprire i lavori, accanto a Michele Peragine dell’Agap, il giornalista e vicepresidente del comitato consultivo del Coi a Madrid Michele Bungaro secondo il quale quello appena trascorso, per il mercato dell’olio, è stato un “annus horribilis”.
“In base ai dati dell’osservatorio economico di Unaprol – spiega Bungaro – la produzione mondiale di olio di oliva, che si aggira intorno ai 3 milioni di tonnellate, si concentra nell’Unione europea. In Italia se ne producono in media 500mila. Quest’anno, però, la produzione italiana di olio di oliva dovrebbe registrare una contrazione del 30-35 per cento scendendo a 220-280mila tonnellate. Un calo dovuto alle condizioni climatiche sfavorevoli, al fenomeno dell’alternanza produttiva legata ai cicli vegetativi dell’olivo e a fattori strutturali dell’olivicoltura nazionale che presenta ancora un basso profilo imprenditoriale e frequenti condizioni operative di marginalità economica”.
Un anno difficile, sì, ma “è necessario ripartire proprio da qui”, aggiunge Pantaleo Piccinno, vice presidente di Unaprol e presidente Coldiretti Lecce.
In Europa la Spagna rimane il competitor numero uno seppure nella stessa situazione critica italiana. Si salvano i Paesi del bacino del Mediterraneo tra cui Tunisia, Turchia, Siria, Giordania, Marocco, Algeria e Israele. Tra gli altri produttori l’Argentina e il Cile ai quali si aggiungono la California, l’Australia e la regione del Canton in Cina.
“L’Italia, banca mondiale della genetica dell’olivicoltura – spiega Bungaro – ha scelto la biodiversità optando così per una strada in salita”. La Puglia, dove 377mila ettari su un milione in tutta Italia sono coltivati ad olivo, ricopre addirittura il 40-50 per cento della produzione nazionale. Il 14 per cento di tutta la superficie coltivata a biologico è olivicola, pari a circa 165mila ettari. La produzione bio risulta maggiormente concentrata in Puglia (33 per cento), Calabria (30) e Sicilia (11).
“Sono in tutto 19 le regioni italiane che producono olio, si è aggiunto anche il Piemonte – precisa Bungaro – Rimane fuori la Valle d’Aosta per ovvie condizioni climatiche. In totale esistono 350 varietà di olive”.
In tanti vogliono imitare l’olio italiano. L’olio extra vergine di oliva vale un fatturato di 2 miliardi di euro. Per questo è il prodotto più contraffatto sia per l’esportazione sia quando è destinato ai mercati interni. È il simbolo del made in Italy agroalimentare nel mondo. Il cuore dell’alta qualità dell’olio extra vergine di oliva batte proprio in Italia ed è diventato presto un patrimonio di ineguagliabile ricchezza qualitativa e di cultivar uniche e inimitabili. “L’olio non è mai lo stesso, anche nell’azienda stessa – continua Bungaro – L’estensione longitudinale della nostra penisola determina un’ampia varietà di cultivar di olive da olio”.
Da un punto di vista legislativo la prima legge riguardante l’etichettatura venne bocciata dall’Ue ma fu una breccia nella burocrazia europea e fece strada alle legge Mongello cosiddetta “salva-olio”, entrata in vigore l’1 febbraio del 2013, che impose regole e sanzioni più severe per contraffattori.
Da anni, com’è noto, l’Italia sta combattendo una vera e propria guerra per difendere l’identità di questo prodotto. E sono sempre di più le truffe e le frodi che ruotano intorno al mondo dell’olio extra vergine. “Spremuta d’oro” è il nome dell’operazione del Nas in Puglia che portò nel 2008-2009, dopo 18 mesi di indagine, a 39 arresti e al sequestro di 25mila kg di olio, 15mila lattine, 33mila etichette, 2.800 bottiglie e 250 kg di clorofilla e betacarotene. Fu il primo processo in Italia per associazione per delinquere finalizzato alla sofisticazione di olio di oliva, spiega il luogotenente Giosuè Bonfardino, comandante del Nas Carabinieri di Bari, che mostra come non sia poi così tanto difficile riprodurre e spacciare qualcosa per olio. Basta dell’olio di semi colorato con clorofilla e insaporito con betacarotene presentato poi come extra vergine di frantoio, confezionato in bottiglie con etichette stilizzate che richiamano l’albero dell’ulivo o le vecchie macine in pietra. I controlli dei Nas nel settore oleario si indirizzano principalmente nei frantoi, negli stabilimenti di imbottigliamento, nelle raffinerie e negli esercizi di vendita.
Ma come il consumatore si può difendere da tutto questo? L’invito è quello di prestare la massima attenzione e fidarsi sempre del proprio naso e dei propri occhi. Ad accompagnare i giornalisti in un mini corso di degustazione Giulio Scatolini, capo panel di Unaprol. “L’analisi sensoriale è il risultato di una complessa interazione dinamica tra diversi fattori fisiologici, sociologici, culturali ed economici – spiega – Il panel di assaggio composto sempre da 8-10 persone valuta le caratteristiche organolettiche di un olio di oliva, apprezza la presenza e l’intensità di percezione delle sensazioni tipiche dell’olio che possono essere gradevoli o sgradevoli. Temperatura dell’olio e dell’ambiente, orario (dalle 10 alle 12), luce bianca diffusa e uniforme sono elementi essenziali durante l’assaggio. Delle valutazioni, inoltre, non si fa una media ma la mediana, cioè il numero che comprare al centro dei valori osservati. Altri aspetti che si prendono in considerazione – ha ricordato infine Scatolini – la forma della bottiglia e la trasparenza delle indicazioni riportate in etichetta”.