“La Puglia olivicola ringrazia il lavoro svolto dalla Camera che ha approvato lo stop alle oliere truccate. I ristoranti dovranno servire l’extravergine solo in bottiglie dotate di tappo antirabbocco. Ciò eviterà che possano essere “allungate” o addirittura riempite ex novo con prodotti che non hanno nulla a che vedere con l’olio inizialmente contenuto. Ringraziamo, tra gli altri, l’On.le pugliese Colomba Mongiello, componente della Commissione Agricoltura della Camera, per aver sostenuto in maniera forte la nostra battaglia che ha portato, tra l’altro, all’approvazione in aula alla Camera dell’aumento del contenuto minimo di succo di frutta nelle bibite gassate dal 12 al 20 per cento”.
È il presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a commentare positivamente il provvedimento passato alla Camera, auspicando che il Senato si esprima in linea con il ruolo di leader nella tutela della qualità e della sicurezza alimentare in Europa che l’Italia, nel rispetto della normativa comunitaria, non ha rinunciato questa volta a svolgere.
La norma approvata prevede che gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato in etichetta.
“È uno scacco importante alla lobby dei furbetti dell’agroalimentare che fanno affari con le aranciate senza arance – continua il direttore della Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e dei ‘piccoli chimici’ che spacciano in ristoranti, pizzerie, mense e bar oli di dubbia provenienza e qualità per ‘extravergine made in Italy’. La Puglia è crocevia di traffici e triangolazioni come dimostrato dalle ripetute denunce di frodi e sofisticazioni e dai sequestri di prodotto adulterato, effettuati dalle forze dell’ordine a partire da Nas, Nac e Corpo forestale dello Stato.
In Puglia la PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio, proveniente per il 74% dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia.
Gli oli di oliva importati in Italia vengono, infatti, mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati internazionali”.
In Puglia nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’, ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, con un’incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale, è proprio il comparto olivicolo-oleario ad essere maggiormente colpito dal fenomeno delle sofisticazioni.
Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate.
Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per l’ottenimento di blend con oli regionali.