Una cena speciale per un appuntamento speciale, i settant’anni del primo vino rosato italiano a essere imbottigliato e commercializzato in Italia. Il Five Roses Leone De Castris è stato festeggiato a Foggia nel corso di una serata nella storica trattoria ‘Cantina del Cacciatore’, che ha unito il pregiato vino del Salento ai profumi della cucina di Capitanata.
“Il Five Roses è nato dall’incontro tra un ufficiale americano e mio nonno Pierino – ha raccontato Piernicola Leone de Castris – era il 1943 e come sapete l’Italia era in guerra. Questo ufficiale voleva un vino rosato che avesse un nome inglese e siccome mio nonno aveva chiamato quel vino Cinque Rose – dal nome della tenuta di Salice Salentino e perché in famiglia da generazioni i Leone de Castris avevano ciascuno cinque figli – tradusse il nome in inglese quindi nacque il Five Roses”. “Una particolarità di quell’anno fu l’imbottigliamento – ha spiegatoLeone de Castris – perché tutte le vetrerie erano al nord dell’Italia, dove c’erano i tedeschi, così mio nonno pensò di riciclare le bottiglie di birra degli americani di stanza a Brindisi. Quindi il vino del 1943 si caratterizza anche per questo particolare”.
Il rosato è sempre più apprezzato dai consumatori per le sue caratteristiche uniche.
E poi bisogna puntare sempre più sulla qualità, spiega Piernicola Leone de Castris. Questo per contrastare la concorrenza straniera e per potersi affermare sui mercati internazionali.
Durante la serata sono stati degustati oltre al Five Roses 70° Anniversario (Rosato IGT Salento) – dall’affascinante colore rosa cerasuolo brillante e caratterizzato da inebrianti profumi di mirtillo e ribes rosso accompagnati da una nota floreale di rosa, ottenuto da vitigni Negroamaro (80%) e Malvasia Nera di Lecce (20%) – il Five Roses Metodo Classico Brut Rosé (Negroamaro Salice Salentino Doc, Millesimato), spumante brillante dal colore rosa tenue ‘velo di cipolla’, perlage a grana fine e persistente e dal gusto particolarmente morbido ed elegante arricchito da una piacevole freschezza; il Marlisa Salice Salentino Doc (Negroamaro 100%), da poco sul mercato, dal colore rosso rubino con riflessi violacei e I Mille Spumante Extra Dry Rosé, metodo charmat, presentato due anni fa in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, le sue note morbide e fragranti ne rendono immediatamente riconoscibile l’uvaggio di Aleatico mentre l’essenza briosa e ricca di profumi porta in sé l’identità del territorio.
I vini sono stati serviti ai presenti dai sommelier Pietro Fuiano e Giovanni Dotoli, in abbinamento ai piatti preparati dalla cuoca Francesca Pillo: lo sformato di zucchine al cuore fondente con fiori di zucca in pastella, “in questo antipasto ho cercato di abbracciare i sapori del Tavoliere, del Gargano e dei Monti Dauni” ha spiegato Francesca; i cavatelli di grano arso con pomodoro, ricotta dura (fatta ancora in maniera artigianale) e talli di zucca “anche se è più bello chiamarla ‘cocozza’ in dialetto”, ha ribadito la cuoca; i bocconcini di vitello con gli asparagi e, per chiudere, la crostata con crema pasticcera e frutta di stagione.
Presenti alla serata anche Paolo Petrilli, presidente del Consorzio di Tutela DOC Cacc’e Mmitte di Lucera e Antonio Gargano, presidente del Consorzio Doc Tavoliere – Nero di Troia, per sottolineare che l’impresa Puglia è unica, non è un’impresa divisa per sezioni.
Ad arricchire la serata ha contribuito la piacevole musica di Francesco Cocco (pianoforte) e Antonio Aucello (sax). In chiusura non è mancato un omaggio ai presenti: il libro ‘Cinque Rose di Negramaro’ scritto da Antonio Massara, il Romanzo da Bere sulla storia del ‘Five Roses’ di Leone de Castris nella Puglia occupata della fine del ’43, tra bombardamenti, generali e Borsa Nera.