La frisella (o friseḍḍa, freseḍḍa, frisa nelle diverse varianti pugliesi) è un tarallo di grano duro (ma anche orzo o in combinazione secondo varie proporzioni) cotto al forno, tagliato a metà in senso orizzontale e fatto biscottare nuovamente in forno. Presenta una faccia porosa e una compatta. La frisa infatti non è un pane, in quanto è cotto due volte.
In passato in Puglia si usava bagnare le friselle direttamente in acqua di mare, e consumarle condite col solo pomodoro fresco, premuto per far uscire il succo.
La forma non è il risultato di una ricerca estetica o del caso, ma risponde a precise esigenze di trasporto e conservazione. Le friselle venivano infilate in una cordicella i cui terminali erano annodati a formare una collana, che era facile appendere per un facile e comodo trasporto e conservazione all’asciutto. La frisella era infatti un pane da viaggio; da qui l’uso di bagnarla in acqua marina da parte dei pescatori, che la usavano anche come fondo per le zuppe di pesce o di cozze, alimenti abituali durante le battute di pesca che duravano parecchi giorni.
A Bari e circondario le friselle sono spesso preparate in casa pur essendo vendute nei negozi: inzuppate d’olio, acqua, sugo di pomodoro e un filo di vino quindi condite con carciofini e lampascioni sono una pietanza gradita ai buongustai. Tale specialità culinaria, servita pure in raffinati ristoranti, è definita in dialetto barese con il termine ciallèdde che in lingua italiana diventa cialda, da non confondere ovviamente con l’omonima pasta di biscotti e coni da gelato.
Ingredienti per 4 persone
4 friselle d’orzo
4 pomodori rossi maturi o pomodorini ciliegini
2 spicchi d’aglio
origano
sale
olio extravergine di oliva
Preparazione
Strofinare l’aglio sulle friselle. Passare le friselle sotto l’acqua fredda per ammorbidirle cercando di non lasciarla troppo a mollo.
Strofinare la superficie con il pomodoro e condire con olio, sale e origano. A piacere aggiungere rucola o ricotta dura grattugiata. In alternativa sostituire l’olio evo con olio piccante.