Il peperato, che letteralmente significa abbastanza pepato, è di origine albanese e risale ai tempi degli esuli albanesi del Gargano nella seconda metà del 1400. Oggi si consuma sulle tavole pugliesi a Natale e a Carnevale mentre anni fa era di rito per i contadini sia nel giorno di fidanzamento sia in quello del matrimonio. Ciascun invitato teneva i peperati in un fazzoletto.
È un dolce rustico tipico della campagna foggiana, a forma di tarallo. Si prepara con farina di grano duro, lievito, uova, miele di fichi (vincotto ottenuto dai fichi), zucchero, olio d’oliva, buccia d’arancia, garofano, cannella, abbondante pepe. Sopravvive in alcune località tra cui Sannicandro Garganico e Monte Sant’Angelo.
Ingredienti
2,5 kg farina
10 uova
500 gr di miele
acqua tiepida, in volume pari al miele
500 gr di zucchero
2,5 bustine di polvere di cannella
buccia di arancia grattugiata
15 g di lievito
1/2 bicchierino di alcool puro
peperoncino forte
Mettete sulla spianatoia la farina insieme allo zucchero, la cannella, la buccia d’arancia, il peperoncino. Ponete le uova al centro e impastate con il miele facendolo colare sopra, e terminate l’impasto con l’acqua tiepida in cui avrete sciolto il lievito.
Fate lievitare per una notte.
Il mattino seguente impastate di nuovo. Dividete la massa di pasta in tante porzioni con cui formerete delle ciambelle dello spessore di 3-4 cm e lunghe circa 50. Una volta arrotolate dovranno avere un diametro pari a circa 20 cm.
Ponete su una teglia con carta forno i vostri peperati e fate cuocere in forno.
Se volete dare un tocco particolare potete unire le vostre ciambelline con un nastro colorato.